lunedì 15 febbraio 2021

GEDI Distrubuzione

 

GEDI Distribuzione ringrazia i rivenditori per il compiegamento di Green & Blue con uno dei 12 quotidiani del gruppo elargendo agli stessi la cospicua somma di euro 0,0037.

Nella circolare è scritto che il periodico è un mensile e sarà fornito come seconda costa in congiunta obbligatoria gratuita con una testata del gruppo GEDI.

Bene! Abbiamo stabilito quindi che è un mensile e che va compiegato obbligatoriamente a un quotidiano senza alcun aumento di prezzo per cui in effetti Green & Blue è un inserto gratuito che dovrebbe gratificare i giornalai con un compenso di euro 0,0185.

Mi chiedo perché 0,0037 invece di 0,0185 come previsto dal vigente Accordo Nazionale? Forse la spiegazione è in queste cinque parole scritte sulla circolare della GEDI “trattandosi di una testata registrata”. E’ un sotterfugio, che definirei quantomeno scorretto, per applicare, in luogo del 9° comma dell’art. 8 dell’Accordo Nazionale, il 13° comma dello stesso articolo riducendo il compenso per il compiegamento. Quest’ultimo comma fissa il compenso in euro 0,0037 qualora l’offerta editoriale indivisibile sia composta da prodotti con periodicità tra loro diversa (come nel caso in esame) e di norma venduti in forma autonoma. VENDUTI!!!! Ma Green & Blue è GRATUITO!!! La GEDI Distribuzione per la sua fuorviante interpretazione non merita assolutamente la collaborazione dei giornalai.

INSERTI CHE PASSIONE

 

L’art, 8 del vigente Accordo Nazionale stabilisce la remunerazione per l’attività di vendita dei giornali ed è sicuramente quello che andrebbe modificato con la massima urgenza. Sì, quelle percentuali sono da aggiornare se si vuole che le edicole continuino ad esistere, se si vuole salvaguardare migliaia di posti di lavoro, se si vuole dare concretezza alle belle parole che tutti i politici e amministratori hanno usato ultimamente nei confronti della categoria.

Oltre alle percentuali elencate nel terzo comma del citato articolo, e forse con maggiore urgenza, andrebbero sostanzialmente aumentati i vergognosi compensi previsti per i compiegamenti dei numerosi inserti ai quotidiani.

Ho fatto alcuni conteggi prendendo come campione una edicola del centro storico di Lucca.

Nel mese di gennaio 2020 (30 giorni lavorativi di cui 2 senza inserti) 55 quotidiani avevano un allegato, 11 ne avevano due, per un totale di 77 inserti di cui 30 gratuiti e 47 a pagamento. In base alle copie dei quotidiani forniti l’edicolante ha ricevuto 1.040 inserti consegnandone ai clienti 564 con una resa di 476.

Evidenzio che il nostro amico ha dovuto verificare l’esattezza delle copie ricevute, inserire gli allegati in tutte le copie dei quotidiani esposte per la vendita, togliere gli allegati dalle copie dei quotidiani invenduti per fare correttamente le rese e, in alcuni casi, tenersi in edicola le copie rimaste in quanto verranno richiamate in resa la settimana successiva. Gli addetti ai lavori sanno che queste operazioni, che richiedono tempo, danno diritto a un compenso di 0,0185 euro per ogni inserto gratuito e di 0,0037 euro per ogni inserto a pagamento per cui alla fine del mese, il nostro giornalaio ha accumulato l’astronomica cifra di 5 euro e 58 centesimi per quelle operazioni che lo hanno impegnato in media – dice lui – per una ventina di minuti al giorno.

Mi dico che forse esagera e probabilmente sono sufficienti quindici minuti. Quindi 15 minuti per 28 giorni sono 420 minuti ovvero 7 ore al mese; dividiamo il percepito mensile di 5 euro e 58 centesimi per 7 ore e otteniamo un compenso orario di 80 (OTTANTA) centesimi.

Solo la lettura di questa cifra dovrebbe far arrossire di vergogna il Presidente della F.I.E.G. e tutti gli editori che lucrano sulla abbondante pubblicità degli inserti. Il nostro amico giornalaio invece è diventato nero dalla rabbia ed ha deciso che da oggi:

a)      Non effettuerà fisicamente il compiegamento degli inserti che consegnerà ai clienti solo su esplicita richiesta;

b)     Restituirà nello stesso giorno dell’abbinamento gli invenduti degli inserti a pagamento anche se non indicati nella bolla di resa;

c)      Getterà nella spazzatura gli inserti gratuiti.

Il suo compenso mensile non aumenterà ma almeno ridurrà l’impegno lavorativo.

martedì 9 aprile 2019

XII CONGRESSO SNAG

Nei giorni 5, 6 e 7 aprile si è tenuto a Milano il XII Congresso Nazionale dello SNAG.
Questo il testo del mio intervento:


Probabilmente vi dirò cose che già sapete, sicuramente ripeterò concetti ed idee che avete già ascoltato o letto, ma conto sul vostro perdono e sulla vostra attenzione considerando che questo è il decimo Congresso SNAG a cui partecipo e, come sicuramente vi hanno insegnato, bisogna rispettare o, meglio, sopportare gli anziani.

Continua l’ecatombe: la categoria dei giornalai sta scomparendo nel silenzio e in una indifferenza totale nonostante che nel nostro Paese circa l'85% dei ricavi sia ancora generato dal prodotto cartaceo.

La FIEG è solo un sepolcro imbiancato: ”vi dicono fatelo e osservatelo, ma voi non dovete fare secondo le loro opere perché dicono e non fanno. Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito”. È, più o meno, quanto scritto nel Vangelo secondo Matteo a proposito degli scribi e dei farisei ma mi pare descriva fedelmente una Federazione Editori che da anni è latitante, che non vuole aprire un dialogo con i Sindacati di categoria, che si attiva unicamente per sottoscrivere accordi con l’ANCI e con l’ABI senza interpellarci e con l’unico scopo di imporre nuovi impegni, nuove vessazioni, senza dare niente in cambio.

I singoli editori si preoccupano unicamente di gonfiare tirature e diffusioni per aumentare gli introiti della pubblicità, inondano le edicole di inserti gratuiti e di incestuosi abbinamenti, tagliano i prezzi delle pubblicazioni incuranti dei danni economici procurati a redditi miserrimi, sberleffano la categoria con le spudorate offerte di abbonamenti a prezzi super scontati.

I giornalisti vivono sulla Luna, fingono di non sapere che ogni chiusura di una edicola significa un raggio di luce in meno sul satellite: rischiano di restare nel buio assoluto. Si offendono, si mobilitano, versano fiumi di inchiostro per gli annunciati tagli all’editoria e per le critiche di alcuni politici ma non hanno mai scritto una parola sulle migliaia di edicole chiuse in questi ultimi anni, su interi paesi dove i giornali non arrivano più perché editori e distributori non lo reputano economicamente vantaggioso. Per chi scriveranno quando non ci sarà più nessuno che venderà i loro giornali?

I distributori locali…. Beh, in tutti questi anni li ho definiti in vari modi, con parole non sempre (anzi mai) garbate ma ora vi leggerò alcune righe della lettera aperta scritta il 31 luglio 2018 all’On.le Vito Crimi da Pier Luca Santoro, consulente di marketing e comunicazione, autore dei libri L'edicola del futuro, il futuro delle edicole e I giornali del futuro, il futuro dei giornali. Da tempo Santoro è vicino al mondo delle edicole anche perché ha fatto il giornalaio; dal novembre 2018 è consulente del Dipartimento per l’informazione e l’editoria. Le parole che usa per i distributori locali sono forti, pesanti come pietre. Eccole:

“L’anello debole della catena non sono le edicole, come pensano anche alcuni editori che, appunto, non perdono occasione per chiedere a gran voce la liberalizzazione della vendita dei giornali, credendo erroneamente che questo possa essere un modo per vendere di più, bensì i distributori locali baroni feudatari inamovibili, padroni della loro zona di competenza ed arroccati sulla loro incompetenza, despoti buzzurri di antica memoria che spadroneggiano nei confronti delle imprese editoriali e taccheggiano gli edicolanti impedendo qualsiasi armonizzazione, qualunque comunicazione tra editori e edicole.”

Mi pare che a queste parole ci sia ben poco da aggiungere.

Tutti conoscono da tempo questa situazione: parlamento, governo, amministrazioni locali, Fieg, editori, giornalisti ma nessuno ha mai fatto niente, come le tre scimmiette del santuario di Toshogu. Non vedono, non sentono, non parlano. Solamente Report ha evidenziato il problema in TV, solamente lo SNAG ha avuto il coraggio di presentare una marea di denunce per i balzelli imposti dai distributori locali ai rivenditori.

Forse qualcosa sta cambiando. L’On. Crimi, Sottosegretario all’Informazione e all’Editoria, ha manifestato una certa attenzione nei confronti della rete edicole affermando che si tratta di “una preziosa rete distribuita nel territorio” e che “occorre ripensare ad una serie di interventi per valorizzare questa rete”.

Al riguardo devo ricordare che il Governo, fornendo concreto seguito alle sollecitazioni dello SNAG in merito all’opportunità di alleggerire il carico fiscale sulle edicole, ha introdotto in finanziaria una serie di misure di sostegno che prevedono un credito di imposta nella misura massima di 2000 euro.

Invece, non condivido totalmente il pensiero dell’On. Crimi quando afferma che le edicole devono trasformarsi, anche, “in luoghi di primo accesso da parte dei cittadini a servizi della Pubblica Amministrazione”. Alcune attività di servizio, come il pagamento delle utenze, ricariche telefoniche, ecc. sono già fornite dalle edicole ma questi servizi danno guadagni irrisori.

La suggerita trasformazione sicuramente alleggerirebbe gli oneri della Pubblica Amministrazione ma non darebbe alle edicole un vantaggio effettivo, anzi i rivenditori si troverebbero a fornire un servizio che consuma tempo e non crea un vero ritorno economico.

Al riguardo torno nuovamente alla lettera aperta di Pier Luca Santoro che dice: “Se il presupposto è quello, assolutamente condivisibile, di valorizzare le edicole, si tratta di farle tornare a generare ricavi degni di questo nome per persone che, vale la pena di ricordarlo, lavorano 14 giorni di fila senza sosta, con orari che tutti noi conosciamo, per riposare una domenica e dunque riprendere la loro attività per altri 14 giorni consecutivi. Si tratta pertanto di identificare elementi di redditività e non solamente di attirare potenziali clienti.”

Ma dove dobbiamo cercarli questi elementi di redditività?

Il primo pensiero va alla diversificazione dei prodotti da mettere in vendita. Affiancare ai giornali souvenir, bigiotteria, pastigliaggi o quant’altro che dia margini di ricarico superiori ai giornali può essere un’idea ma spesso impedita dalla scarsità di spazio. Difficilmente questa opzione può essere attuata da chi opera in piccoli chioschi se non aumentando la superficie del suolo pubblico da occupare con la conseguente maggiorazione del canone.
La vendita dei tabacchi, anche se ha un aggio modesto, potrebbe invece dare un piccolo aumento del reddito ma trova una forte opposizione della FIT.

Dei vari servizi ne ho già accennato, sicuramente possono incrementare il numero delle persone che si avvicinano all’edicola ma pensare che possano risolvere i problemi di cassetto, visti i risicati margini ed i tempi necessari per certe operazioni, è illusorio.

Non credo che la soluzione di trasformare le edicole facendole diventare di fatto delle agenzie multiservizi per l’accettazione e la consegna di posta e pacchi sia la soluzione vincente; non credo che l’affidamento della spedizione di dolci natalizi da inviare ai propri cari lontani o degli abiti invernali al figlio universitario all’estero (l’esempio è tratto da una circolare di altra sigla sindacale) risolverà i problemi del cassetto.

La categoria non ha bisogno di maggior lavoro ma di maggior reddito!

È vero che l’idea dell’edicola info-point, dell’edicola/anagrafe, nata a Firenze come caso pilota, può portare ad una riduzione del canone del suolo pubblico ma l’Italia non è fatta solo di chioschi e non tutti i Comuni sono Firenze.

Qualcuno potrebbe anche credere che abbracciare l’idea dell’edicola madre sia una soluzione per incrementare i ricavi.

Al di là che l’idea è fortemente sponsorizzata dagli editori per cui mi viene da pensare che sia sicuramente una fregatura per i giornalai, potrei anche rivedere il mio parere solamente se venissero chiarite esattamente le modalità di fornitura, di consegna, di resa e, soprattutto, la misura dell’aggio. La gestione di questa operazione è sicuramente più complessa di una normale vendita per cui l’aggio da corrispondere all’edicola madre deve essere sensibilmente superiore a quello in uso.

Altri pensano che si potrebbero aumentare i clienti delle edicole osteggiando la lettura dei giornali nei bar: lo so che leggere a sbafo è un fenomeno sempre più in crescita, per i quotidiani ormai è stata superata la soglia del 60 per cento, ma davvero vogliamo credere che una tassa tipo quella della SIAE farebbe sparire i giornali dai tavoli dei bar? Per un cappuccino e una brioche in più i baristi sono certamente disposti a pagare una tassa. Provate a entrate in un bar con annessa edicola: troverete sui tavolini quotidiani da leggere gratuitamente! Sono masochisti? Non credo, utilizzano i giornali come i cacciatori usano gli specchi per attirare le allodole. E con la sperimentazione del 2000 gli specchi glieli hanno regalati gli editori.

E allora dove andiamo a cercarlo questo benedetto aumento della redditività?

Ma in edicola, naturalmente.

Dobbiamo prima di tutto ottenere un aumento delle percentuali di sconto attualmente previste dall’Accordo Nazionale nonché l’abolizione della defiscalizzazione.

Da rivedere completamente, adeguandolo all’effettive operazioni di lavorazione, il compenso per gli inserti di qualsiasi genere, gratuiti o a pagamento.

Dobbiamo pretendere che in caso di cut-price la percentuale sia calcolata sul prezzo effettivo del giornale: non è possibile che operazioni spacciate come promozionali siano sovvenzionate da redditi sottratti ai giornalai.

Gli abbonamenti, tutti gli abbonamenti, devono essere veicolati attraverso le edicole con un aggio adeguato: gli editori non possono offrire abbonamenti scontati all’ottanta per cento e poi proporre all’edicolante aggi irrisori!

Personalmente ritengo che l’estensione del conto deposito a tutti i giornali e/o la dilazione del pagamento dell’estratto conto siano solo dei palliativi, non inutili ma certamente ininfluenti considerato lo stato di salute economica delle edicole.

Tutto questo però può non bastare.

E qui entra in ballo la capacità professionale, la necessità di togliersi la servile livrea del “porgitore di giornali” e indossare l’abito del “commerciante”, del “venditore di giornali”.

E’ indispensabile promuovere, dare più spazio, più visibilità a prodotti il cui prezzo dà ricavi maggiori e trovare editori che siano disponibili a “pagare” promozione e visibilità dei loro prodotti. La professionalità ha un prezzo in tutti i settori, perché non lo deve avere per i giornali?

I giornali a basso costo possono tranquillamente riposare sotto il banco o nei retrobottega oppure tornarsene immediatamente nelle rese altrettanto tranquillamente specie se forniti in eccedenza.

Liberiamo spazio nelle edicole restituendo tutte quelle pubblicazioni che per legge, ripeto per legge, sono irregolari e quindi non soggette alla parità di trattamento e che vengono inviate in edicola con sconto (lordo) del 19 per cento.

Sono tante e qualcuna anche con vendite stimolanti: vi siete mai chiesti per quale motivo un editore non ha interesse a regolarizzare una pubblicazione e preferisce affrontare il rischio di una resa anticipata?

Perché dovrebbe sostenere un costo per la regolarizzazione e perché sono pochissimi i giornalai che rendono i prodotti irregolari.

Una resa massiccia lo costringerebbe invece ad una scelta: o regolarizzare il prodotto accollandosene il costo (spesso non indifferente) oppure offrire al rivenditore uno sconto maggiore in cambio del non uso del diritto di resa immediata. Certamente la categoria dovrebbe essere unita, sicuramente qualche vendita andrà persa, ma senza dubbio una resa significativa obbligherebbe l’editore a trattare e la trattativa non sarebbe ovviamente al ribasso!

Ma non sarà facile essere ascoltati, per troppo tempo abbiamo subito in silenzio, siamo al punto di non ritorno, se la categoria non si mobilita è destinata, se non a scomparire, a subire ulteriori chiusure numericamente importanti.

Non bastano i presidii, non bastano le locandine esposte all’incontrario, dobbiamo aumentare la pressione sulla FIEG per rivedere urgentemente i compensi, gli aggi, in un nuovo Accordo Nazionale che finalmente inverta la tendenza al ribasso registrata negli ultimi Accordi.

Ed allora suggerirei di rispolverare una iniziativa troppo presto abbandonata e dimenticata: il “Leggi e vendi” che molto fastidio aveva dato alla FIEG tanto che l’operazione venne definita “truffaldina” dal quotidiano della Poligrafici Editoriale. Riproporla su larga scala avrebbe due risultati positivi: il primo, aumentare la redditività delle edicole; il secondo, quello di far capire agli editori ed alla FIEG che la categoria non è più disposta a tollerare ulteriori rinvii del rinnovo dell’Accordo Nazionale, non è più propensa ad accettare apaticamente la loro protervia, la loro ostinata arroganza.

Grazie per la pazienza.

 Lucio Toffetti – SNAG Lucca

Al termine dei lavori Gino Cerboncini, Presidente Provinciale dello SNAG di Lucca, è stato confermato alla carica di Consigliere Nazionale mentre io sono stato confermato quale componente della Giunta Nazionale.
Andrea Innocenti di Firenze, già Vicepresidente Nazionale, è il nuovo Presidente Nazionale. Completano il successo della Toscana l'elezione di Cesare Magnani di Firenze a Vicepresidente Nazionale, di Silvia Nani di Montecatini Terme a componente della Giunta Nazionale e di Marco Torracchi di Pistoia alla carica di Consigliere Nazionale.

venerdì 29 marzo 2019

SCUSATE L'ASSENZA


E' passato un po' di tempo dal mio ultimo post. Il silenzio è stato causato principalmente dal fatto che ero in giro a verificare personalmente il funzionamento delle strutture ospedaliere di Lucca e di Pisa; in secondo luogo, dopo l'entrata in vigore della legge n. 198/2016 non ci sono state grandi novità e, comunque, eravate dettagliatamente informati dalle varie circolari inoltrate dalla Presidenza Nazionale del Sindacato.

Adesso qualcosa si sta muovendo, il Governo ha compreso che è necessario salvaguardare la rete delle edicole, che è indispensabile tutelare la vita delle famiglie di circa 25mila edicolanti alle quali, quando si parla di editoria, nessuno fino ad ora ha dedicato attenzione e interesse fatta eccezione di quel servizio di Report andato in onda mesi fa.

Il primo atto del Governo, sollecitato dallo SNAG in merito all'opportunità di alleggerire il carico fiscale sulle edicole, è stato quello di inserire nella finanziaria una serie di misure di sostegno che prevedono un credito di imposta nella misura massima di 2000 euro. I decreti attuativi di tale norma saranno emanati presumibilmente entro il prossimo mese di giugno.

Il secondo atto è stata la convocazione degli Stati Generali dell'Editoria la cui cerimonia di avvio ha avuto luogo il 25 marzo scorso con l'intervento del Presidente del Consiglio ed alla quale ha partecipato il nostro Vicepresidente Nazionale Andrea Innocenti.

La giornata, moderata dal Sottosegretario all’Informazione e all’Editoria, ha fornito l'occasione per un primo confronto sul futuro del settore e nei prossimi mesi vedrà coinvolti e chiamati a contribuire con proposte, idee, segnalazioni, tutti gli interessati: dagli editori ai giornalisti, dai distributori agli edicolanti, ecc.

Sono previste altre quattro giornate, l’ultima nel mese di settembre 2019 che vedrà la presentazione dei testi di legge definitivi.




giovedì 2 febbraio 2017

LEGGE 26 OTTOBRE 2016 N. 198

Il 1° gennaio di quest’anno è entrato in vigore l’articolo 8 della legge 26 ottobre 2016 n. 198.
Da tale data i punti di vendita esclusivi sono tenuti ad assicurare la parità di trattamento nella vendita esclusivamente alle pubblicazioni regolari in occasione della loro prima immissione nel mercato.
L’articolo precisa dettagliatamente i requisiti delle pubblicazioni regolari:
·         sono quelle che hanno già effettuato la registrazione presso il tribunale (non è quindi valida l’indicazione “in corso di registrazione al tribunale “);
·         quelle che sono diffuse al pubblico con periodicità regolare (quotidiano, settimanale, quindicinale, mensile, bimestrale, trimestrale, quadrimestrale, semestrale, annuale);
·         quelle che rispettano tutti gli obblighi previsti dalla legge 8 febbraio 1948 n. 47;
·         quelle che recano stampati sul prodotto (non regolari etichette adesive o simili) e in posizione visibile la data e la periodicità effettiva, il codice a barre e la data di prima immissione nel mercato.
Ovviamente la data della pubblicazione e la data di prima immissione nel mercato sono due date distinte.


Nella pubblicazione di cui sopra - regolare – ci sono tutti gli elementi.



Su Sale &Pepe manca la periodicità (mensile) e quindi è irregolare come è irregolare la seguente per due motivi: manca la data di prima immissione nel mercato e gli altri dati non sono stampati sul prodotto ma su una etichetta autoadesiva.


La seguente pubblicazione è assolutamente irregolare: gli unici dati, peraltro apposti con una etichetta autoadesiva, sono la periodicità e il codice a barre, mancano ambedue le date prescritte dalla legge.

Più che perfetta invece quest’ultima dove le date sono addirittura tre: è inserita anche quella di fine vendita!

Un’ulteriore precisazione: ho visto pubblicazioni (non ho foto disponibili) con date a mio avviso non conformi alla legge.
La data di prima immissione nel mercato deve essere estesa, ad esempio 10 febbraio 2017, non è sicuramente regolare indicare solo il mese e l’anno (febbraio 2017).
L’altra data richiesta dalla legge si riferisce alla data della pubblicazione ed è collegata alla sua periodicità: su un mensile deve essere stampato ad esempio Gennaio 2017, su un bimestrale Gennaio-Febbraio 2017 e così via in base alla periodicità. Non è certamente consentita l’indicazione di una data priva dell’anno di riferimento (solo Gennaio, per esempio).
Per quanto concerne le figurine, le bustine e flowpack contenenti oggetti vari, cartelle di adesivi, tatuaggi o simili si precisa che:
a)      Le figurine (che hanno un proprio codice a barre) pur essendo prodotti editoriali, sono destinate a integrare o completare un album: è quindi solo su quest’ultimo prodotto che devono essere stampati tutti i dati previsti dalla citata legge n.198/2016
b)      Le altre bustine e flowpack contenenti oggetti vari, adesivi, tatuaggi e similari devono recare stampati sulle singole bustine e flowpack le indicazioni più volte ricordate (non regolare l’indicazione apposta sulle sole scatole o cartelle di assemblaggio)
c)       Il distributore locale è solito utilizzare sulla bolla di consegna l’indicazione FIG. (figurine) anche per prodotti consistenti in bustine con oggetti vari che peraltro, non essendo destinati a integrare un album, rientrano nell’ipotesi di cui al punto b.
Che cosa significa assicurare la parità di trattamento dopo l’entrata in vigore del suddetto articolo 8?
Vuol dire che:
1.       Tutte le pubblicazioni (sia regolari sia non regolari) immesse nel mercato in precedenza (ricopertinate, ridistribuite, bollinate, stickerate, ecc.) possono essere restituite in resa;
2.       L’edicolante, nel libero esercizio di impresa e secondo le proprie valutazioni commerciali, può:
2.1.    Mettere in vendita anche le pubblicazioni non regolari e quelle ricopertinate, ridistribuite, ecc.
2.2.    Rifiutare la consegna o rendere anticipatamente - anche a distanza di giorni dalla consegna – le pubblicazioni non regolari e quelle che sono già state immesse nel mercato in precedenza.
Tutto abbastanza chiaro mi pare.
Ma, a distanza di un mese dall’entrata in vigore della norma in argomento ho la sensazione che pochi, pochissimi edicolanti si siano avvalsi della facoltà di rifiutare e di restituire le pubblicazioni irregolari.
Eppure è uno strumento di difesa che, se ben utilizzato, può portare a dei giovamenti. L'intento non è quello di rendere all'impazzata di tutto e di più, ma di spingere la filiera all'apertura di un tavolo di confronto sulla possibile distinzione del prodotto editoriale in funzione della sua carta d'identità, della sua permanenza in edicola e soprattutto delle condizioni economiche di vendita. Se gli editori vogliono continuare a vendere in edicola prodotti irregolari,  se vogliono ancora avvalersi  del competente lavoro degli edicolanti, devono concordare nuove modalità di invio, di pagamento e di resa ma soprattutto devono aumentare le percentuali degli aggi di questi prodotti.
Continuare a far entrare in edicola prodotti – anche se forniti in conto deposito – con sconti che vanno dal 18,77% al 17,48% e che non hanno quei requisiti che, di fatto, impediscono ridistribuzioni tese unicamente a drenare denaro dal cassetto degli edicolanti, è sicuramente sinonimo di autocastrazione!
Mi rendo conto che questo può significare anche perdere qualche vendita, che la gestione delle rese dei conto deposito necessità di attenzione e controlli più accurati, do per scontato che quasi sicuramente il distributore locale cercherà di contrastare le rese dei prodotti irregolari ma se la categoria dei giornalai vuole almeno sopravvivere DEVE FARE qualcosa.
 L’art. 8 dà la possibilità di farlo.



giovedì 10 novembre 2016

CHIOSCHI SU SUOLO PUBBLICO. ATTENZIONE ALLA SCADENZA

Tra non molto i Comuni dovranno pubblicare i bandi per le concessioni di suolo pubblico sul quale sono ubicati numerosi chioschi adibiti alla vendita di quotidiani e periodici.
Al riguardo è necessario evidenziare che, al fine di evitare disparità di trattamento tra operatori le cui concessioni sono già scadute, per il periodo 2017 – 2020, si applicano alcune disposizioni transitorie che vanno a condizionare e/o modificare la data di scadenza delle concessioni medesime.
In particolare:
1)      Le concessioni scadute prima dell’8 maggio 2010 che sono state rinnovate (anche automaticamente) rimangono valide sino alla naturale scadenza;
2)      Le concessioni scadute e rinnovate o rilasciate dopo l’8 maggio 2010 e fino al 16 luglio 2015 scadono il 7 maggio 2017;
3)      Le concessioni scadute e rinnovate dopo il 16 luglio 2015 scadono il 15 luglio 2017.
E’ pertanto evidente che gran parte delle attuali concessioni andranno in scadenza tra il 7 maggio e il 15 luglio 2017 e, quindi, i titolari delle stesse, per poter continuare a svolgere la loro attività, dovranno necessariamente partecipare ai bandi che verranno indetti dalle competenti Amministrazioni Comunali.
E’ indispensabile che i rivenditori di giornali che operano su suolo pubblico controllino attentamente l’atto di concessione di cui sono in possesso verificando in particolare la data di rilascio e/o quella dell’ultimo rinnovo in quanto, come sopra evidenziato, la scadenza indicata sull’atto stesso potrebbe essere modificata e/o anticipata dalle norme transitorie.
In conformità alle disposizioni della Regione Toscana, i Comuni dovrebbero prevedere nei bandi in argomento criteri di selezione che tengano conto sia dell’anzianità di impresa sia dell’anzianità di esercizio. Il condizionale è d’obbligo in quanto è l’Amministrazione Comunale ad avere la competenza sia sul regolamento del suolo pubblico e dei relativi canoni di occupazione sia per i relativi bandi.
Quindi è con questo Ente Locale che bisogna interfacciarsi per affrontare e risolvere le questioni relative al suolo pubblico.
I rivenditori associati allo SNAG Provinciale di Lucca potranno chiedere chiarimenti e assistenza ai seguenti recapiti:
tel. e fax 0583491016
cell. 3470978946


giovedì 12 maggio 2016

COSA C'E' DENTRO L'UOVO?

In data 3 marzo 2016 è stata inviata in edicola la “pubblicazione” FLOWP.2016 SORPRES.B – sottotitolo UOVO16 – n. 30002, prezzo di vendita euro 2,50 prezzo netto 2,0307 e, quindi, con lo sconto del 19 per cento sul defiscalizzato.
La fornitura è stata fatta in conto deposito con richiamo previsto al 30 agosto 2016 e cioè al 181° giorno dalla consegna.
Come sapete, la permanenza massima di una pubblicazione in edicola è fissata dal vigente Accordo Nazionale in 180 giorni esclusivamente per le figurine destinate ad integrare un album.
Il prodotto di cui parlo è quello riprodotto qui sotto


E’ evidente che non si tratta di figurine ma, in pratica, di una busta a sorpresa strettamente legata al periodo pasquale ormai superato da tempo. Inoltre dalla foto risulta chiaramente che sulla confezione è stato applicato un bollino autoadesivo con un diverso codice a barre e, quindi, trattasi di prodotto ridistribuito per il quale il ricordato Accordo Nazionale prevede uno sconto del 29 per cento.
La prassi di concedere lo sconto del 19 per cento su simili tipologie di prodotto è usata da diversi editori e/o distributori nazionali ma, quasi tutti, osservano strettamente la regola della permanenza in edicola che non può essere superiore ai 60 giorni.
C’è un distributore nazionale, il Consorzio Imprese Diffusione Figurine – CIDIF – che a tale regola non vuole sottostare e che, sempre con maggior frequenza, veicola in edicola prodotti con lo sconto del 19 per cento che rimangono in edicola ben oltre i 60 giorni: nell’ultimo anno la permanenza media è stata di 95 giorni con punte massime anche di 154 giorni!
E dire che un distributore di CIDIF nel marzo 2011 postava in un gruppo edicolanti di facebook - senza indicare la sua veste ufficiale e, anzi, lasciando intendere di essere un rivenditore - le seguenti parole:

 Ciao, scrivo da Livorno. Vedo che affrontate saltuariamente il problema delle bustine con sconto truffa al 19% anzichè al 24. Il bello è che non solo le nostre OoSs ma neanche le Distribuzioni Locali profferiscono parola. ANche loro, come noi, vengono derubate del 5% ( ricevono al 24 anzichè al 34 ma recuperano il 5% su noi.

Da che pulpito! E non è vero che le Organizzazioni Sindacali profferiscono parola: più volte questo Sindacato ha segnalato il problema, verbalmente e per scritto, sia alla locale agenzia di distribuzione sia al responsabile interregionale di CIDIF senza grandi risultati al di là di sporadici richiami resa su nostra esplicita richiesta.
L’unica soluzione è quella di restituire tali prodotti all’agenzia al momento della scadenza dei 60 giorni dalla consegna come vi segnaliamo periodicamente con apposite circolari.