Ho dato una veloce lettura su Il Sole 24 Ore al testo
della manovra (Dl 201/2011): «Disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e
il consolidamento dei conti pubblici» varata dal Governo Monti.
L’art. 29, punto 3, prevede che, alla data del 31
dicembre 2014, per consentire risparmi nella spesa pubblica, cesserà il sistema
di contribuzione diretta stabilito dalla legge 7/8/1990 n. 250 per i
finanziamenti alle imprese editrici.
Cito letteralmente: “Detti risparmi, compatibilmente con le esigenze di pareggio di
bilancio, sono destinati alla ristrutturazione delle aziende già destinatarie
della contribuzione diretta, all'innovazione tecnologica del settore, a
contenere l'aumento del costo delle materie prime, all'informatizzazione della
rete distributiva.”
Sembra, quindi, che questo Governo dia una notevole
importanza all’informatizzazione delle edicole che, a mio avviso, è una delle
leve (non l’unica) che potrebbe risollevare il mondo della carta stampata dal
baratro in cui sta precipitando da anni.
Una vera informatizzazione delle edicole (che non sia
quindi, come oggi, limitata a uno sterile dialogo solo con il distributore
locale) consentirebbe agli editori – che nella catena distributiva svolgono il
ruolo principale – di gestire il loro prodotto in maniera più accurata.
Che cosa sanno oggi gli editori del loro prodotto?
Niente o poco più di niente: la tiratura, le rese e, per differenza, le
vendite. Numeri, certo, ma numeri globali, improduttivi, sia perché i dati di
vendita precisi arrivano dai distributori nazionali dopo molto tempo sia perché
non permettono di risalire alle vendite effettive delle singole edicole.
E ciò causa forniture inadeguate, in eccesso e in
difetto, aumenta il costo delle rese e inibisce le vendite di quelle
pubblicazioni che hanno ancora un mercato favorevole. Tutto ciò ha
dell’inverosimile se pensiamo che l’informatizzazione viene da tempo
proficuamente utilizzata in altri settori anche di minor valore di quello
editoriale.
Quando nel mondo editoriale esistevano solamente gli
editori “puri”, nelle edicole giravano gli ispettori che, anche se parzialmente
e non proprio tempestivamente, recuperavano notizie sull’andamento delle
vendite, sugli esauriti, sui clienti. Adesso sono scomparsi, spariti, estinti,
e comunque non siamo più ai tempi della piuma d’oca.
Qualcosa gli editori hanno cercato di fare: da qualche
anno, la F.I.E.G. con le Organizzazioni Sindacali dei rivenditori di giornali,
ha messo a disposizione della rete di vendita un software (Inforiv) che, in
teoria, doveva servire se non a eliminare quantomeno ad attenuare i numerosi
problemi della distribuzione dei prodotti editoriali. Ho detto in teoria
perché, in pratica, Inforiv, permettendo solo il collegamento distributore
locale/rivenditore, consente, così com’è oggi strutturato, unicamente (o quasi)
di avere una bolla di consegna e resa on line la sera precedente all’effettiva
consegna delle pubblicazioni. Un po’ poco.
Il progetto – sicuramente migliorabile – non è mai
veramente decollato. Si parla di circa 5 mila edicole informatizzate sulle
30/35 mila esistenti (N.d.R.: Possibile che nessuno sappia il numero esatto
delle edicole esistenti in Italia?).
A parer mio, i principali oppositori a una vera
informatizzazione delle rivendite sono i distributori locali che verrebbero
così bypassati, che sarebbero privati del valore aggiunto costituito dal fatto
di essere gli unici “proprietari” dei dati di vendita di ogni singola edicola.
Inoltre, l’informatizzazione metterebbe il re a nudo, svelerebbe cioè che quasi
nessun distributore locale assicura “la
migliore diffusione dei prodotti, anche attraverso autonomi interventi durante
il periodo di vendita del prodotto stesso, in modo da massimizzare le vendite e
contenere il numero delle copie invendute ed ottimizzare i punti di vendita
esauriti” (art. 10 Accordo Nazionale sulla vendita dei giornali quotidiani
e periodici).
Non immune da colpe anche la categoria dei rivenditori
di giornali. Capisco i costi, gli spazi angusti, il lavoro stressante, le
limitate possibilità di usufruire di linee adsl, ma gli edicolanti hanno da
sempre avuto una specie di idiosincrasia per tutto ciò che è innovazione
tecnologica.
Sono ormai trascorsi più di dieci anni da quando lo
SNAG lanciò l’iniziativa RETEDICOL@ che, partendo da un POS abilitato
alle ricariche telefoniche, aveva come scopo principale quello di portare un
“cavo” in edicola, di fare “rete”, agevolando così l’acquisizione di nuovi
servizi (biglietteria, giochi, lotterie, ecc.). Poche le adesioni, un’occasione
persa, un terreno vergine (risultato anche fertile) lasciato nelle mani di
un’altra categoria, quella dei tabaccai, più aperta alle novità.
Se il Governo manterrà quanto promesso in merito
all’informatizzazione della rete distributiva, gli edicolanti dovranno cambiare
assolutamente la loro mentalità, cessare di essere individualisti, capire che
sono degli imprenditori, rendersi conto che il mondo sta cambiando velocemente.
Sarà l’ultimo treno, chi rimarrà a terra si ritroverà
al buio in una soppressa stazioncina di periferia, dove non si fermano più nemmeno
i treni merce.
RICORDO RETEDICOLA! Se fosse decollato o se fosse stato almeno capito oggi saremmo una categoria diversa....molto diversa, invece siamo ancora qua a dover convincere i rivenditori che il computer è una cosa bella e che serve per lavorare...incredibile!
RispondiEliminaCiao
Alessandro R.