domenica 5 maggio 2013

RENDERE SUBITO


Ieri, sabato 4 maggio 2013, è stata consegnata alle edicole la “pubblicazione” VIRUS ATTACK n. 30001, codice in bolla 224028919, prezzo di vendita euro 2.50, sconto 19 per cento, con addebito immediato.
Trattasi di una scatola (vedi foto sotto) contenente 12 bustine, distribuita dalla M-DIS.
La “pubblicazione” è registrata come bimestrale , come tale è indicata sul sito Inforiv senza che per la stessa sia prevista la consegna in conto deposito e ciò in aperta violazione di quanto stabilito dal vigente Accordo Nazionale.
Come difendersi da simili abusi?
Molto semplicemente restituendo immediatamente l’intero quantitativo ricevuto al distributore locale.


giovedì 2 maggio 2013

L'ALTRA FACCIA DELLA LUNA


Non so quanti di voi abbiano letto il libro “L’edicola del futuro, il futuro delle edicole” di Pier Luca Santoro.
Trattandosi di un e-book e a causa dei tanti anni passati in mezzo alla carta stampata ho avuto qualche difficoltà nella lettura ma la fatica è stata premiata: un mini-saggio veramente interessante e non solo per gli “addetti ai lavori”.
In particolare vorrei soffermarmi sull’intervista fatta a Massimo Ciarulli, edicolante di Terni, il quale ripetutamente (ma a onor del vero lo dice da anni) auspica la fine della resa dei giornali invenduti ovvero la fornitura in conto assoluto.
Queste le motivazioni di Massimo che cerco di trascrivere quasi fedelmente:

Un rapporto di commercializzazione del prodotto che preveda la fine della resa dell’invenduto, dovrebbe ovviamente portare a un considerevole aumento dell’aggio riservato al rivenditore.  Gli editori, che oggi praticano ai lettori sconti fortissimi sugli abbonamenti, potrebbero riservare – trattandosi comunque di vendita certa - analoga retribuzione al canale edicola.
Inoltre, l’eliminazione della resa renderebbe attuabile l’interazione diretta tra editori ed edicolanti facendo venir meno il ruolo dei distributori, sia nazionali sia locali, accorciando una filiera che è troppo lunga ed ha ricavi troppo esigui. I distributori perderebbero, quindi, l’enorme potere che nasce dalle posizioni dominanti di monopolio.
Un passo da valutare bene, che potrebbe non interessare tutto il prodotto editoriale, ma che sicuramente troverebbe apprezzamenti da parte di tutta quella editoria minore che, con fatica, riesce a trovare visibilità in edicola.

Che dire? L’idea è affascinante, le motivazioni mi sembrano valide e fondate, soprattutto quella sulla possibilità di ottenere un consistente aumento degli aggi. Con l’attuale 19 per cento (lordo) su prezzi di copertina sempre più bassi e su quantità di copie in continuo calo, le edicole rischiano una esponenziale accelerazione della loro scomparsa. Finalmente commercianti, liberi di scegliere cosa e quanto vendere, non più soggetti alle protervie dei distributori locali, con la certezza che la sopravvivenza della nostra azienda dipenderà, quasi esclusivamente, dalla professionalità, dal merito.
Esiste, però, anche un lato oscuro della Luna ed è quindi bene dare un’occhiata anche a quello.
Il prodotto editoriale periodico ha caratteristiche uniche e non riscontrabili in nessun altro prodotto “commerciale”: ha una vita molto breve, una deadline che si avvicina sempre più velocemente con lo scorrere del tempo, una scadenza oggi ancor più soffocante per la spietata concorrenza dei vari siti web con notizie aggiornatissime. Il pane, il latte, anche il pesce, hanno una vita commerciale più lunga. E questo non vale solo per i quotidiani (che Massimo, mi pare di capire, escluderebbe dal conto assoluto); anche i settimanali sono effimeri e gli stessi mensili, a sette giorni dall’uscita, diventano zavorra.
Se a ciò aggiungiamo le imponderabili variabili del tempo, del traffico, delle vendite legate a particolari avvenimenti o ad altri fattori, è logico pensare che sia difficilissimo (quasi impossibile) stabilire a priori quali siano i quantitativi idonei a soddisfare le effettive esigenze di un punto di vendita senza dover rischiare, in mancanza del diritto di resa, bagni di invenduto e, quindi, di perdite non indifferenti visto l’elevato numero delle testate presenti in edicola.
Questo potrebbe anche spingere il rivenditore ad una limitazione delle prenotazioni, sia nel numero delle copie sia in quello delle testate, con una possibile perdita delle vendite d’impulso che sono essenziali per la sopravvivenza delle edicole.
Non credo, pertanto, che la cosiddetta editoria minore possa essere interessata a tale ipotesi; anzi, a mio avviso, ha tutto da perdere.
L’idea di Massimo rimane comunque affascinante e da non scartare a priori, magari c’è da lavorarci un pochino sopra per capire se e come sia possibile metterla in pratica.