lunedì 23 gennaio 2012

CONSIGLIO MINISTRI 20/01/2012


In data 20 gennaio il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto sulle liberalizzazioni che contiene un articolo che riguarda la vendita della stampa quotidiana e periodica.
In attesa di poter leggere il testo ufficiale ricordo che il decreto medesimo avrà efficacia immediata ma dovrà essere convertito in legge dal Parlamento e, quindi, potrà subire eventuali modifiche.
Tra tutte le notizie riportate dai vari quotidiani, vi segnalo l’articolo – che ritengo molto approfondito – di Andrea Secchi su Italia Oggi  (cliccare)

giovedì 19 gennaio 2012

LA BOZZA


Non so quanti di voi abbiano dato almeno un’occhiata alla bozza (incompleta) delle liberalizzazioni che il governo si appresta a varare.
All’art. 43 (liberalizzazione del sistema di vendita della stampa quotidiana e periodica) sono previste alcune modifiche al Decreto Legislativo n. 170/2001 e precisamente:
a)    Abrogazione del limite minimo di superficie previsto per le medie e grandi strutture di vendita;
b)    Abrogazione del limite minimo di vendita per gli esercizi adibiti alla vendita di libri e prodotti equiparati;
c)    Sostituzione dell’art. 5 comma 1 lett.b) con il seguente “le condizioni economiche e le modalità commerciali di cessione delle pubblicazioni, comprensive di ogni forma di compenso riconosciuta ai rivenditori possono variare solo in funzione dei risultati conseguiti dall’esercizio e dei volumi di giornali acquistati nei punti vendita”.
Secondo quanto riportato nella “relazione illustrativa” tali disposizioni ampliano “l’offerta dei punti vendita così favorendo un più ampio volume di vendite” e potenziano “le condizioni di concorrenza tra i rivenditori”.
Da non dimenticare che l’art. 23 della bozza prevede negli impianti di distribuzione carburanti è sempre consentita, senza limiti di superficie, la vendita di quotidiani e periodici.

Premetto che, come ampiamente dimostrato dai risultati della sperimentazione del 1999, è totalmente assurdo sostenere che un aumento dei punti di vendita porti a un consequenziale aumento delle vendite specie in un settore che ormai da anni è colpito da una crisi direi inarrestabile con costanti cali di vendite e di introiti pubblicitari. E già il millantare “un più ampio volume di vendite” la dice lunga sull’effettiva conoscenza del mercato editoriale che ha l’estensore della relazione.
Non so invece come definire il previsto potenziamento delle “condizioni di concorrenza tra i rivenditori” anche perché non mi è chiaro quali dovranno essere i “risultati conseguiti dall’esercizio” . Economici? Simpatia? Disponibilità? Competenza?
Più esplicita la locuzione “dei volumi dei  giornali acquistati” pur se contiene due errori: intanto noi non acquistiamo nessun giornale (sono di proprietà degli editori fino al momento della vendita); poi, se vogliamo fissare un parametro, credo sia più attinente quello relativo al volume delle vendite e non quello relativo alle forniture.
A parte queste discrasie linguistiche, da cosa dovrebbe nascere il potenziamento delle condizioni di concorrenza se, come tutti sanno (o meglio, dovrebbero sapere), il prezzo di vendita della stampa quotidiana e periodica è stabilito dall’editore e non può subire variazioni?
Una cosa è certa: così si andranno a premiare esclusivamente le rivendite che hanno alti fatturati, quali, ad esempio, quelle nei supermercati già oggi avvantaggiate sia per il limitato numero delle testate in vendita sia per le diverse condizioni di pagamento e molte rivendite di periferia e ancor più quelle poste in frazioni isolate saranno destinate a chiudere.

E pensare che il rappresentante dell’Antitrust al nostro Congresso di Firenze del 2010 era arrivato (riporto da Azienda Edicola) alle seguenti conclusioni:

 Più flessibilità nel settore: in Francia vengono dati premi per la qualità delle rivendite mentre in Gran Bretagna è previsto un costo supplettivo di trasporto in base ai valori venduti: paga di più chi vende meno.
 Bisogna circoscrivere la parità di trattamento per i presunti editori. Il rivenditore deve poter rifiutare la testata invenduta più volte e che il distributore continua a fornire (applausi scroscianti).
 Nei punti vendita esclusivi siamo presenti con 3-4 mila testate: bisogna arrivare a scremare questo dato non più sopportabile dall’edicola. Bisogna stabilire un fatturato minimo dell’editore che entra sul mercato (applausi scroscianti).
 Remunerazione sul venduto per la distribuzione
 Riscoperta del contratto estimatorio, no anticipazione continua di soldi dal punto vendita (applausi scroscianti), ridurre le rese, più margini di discrezionalità.

Tante belle parole, tanti bei proponimenti, tante (nostre) illusioni. E adesso – come scrive ripetutamente un collega del Nord Italia – in un fragoroso silenzio arriva la liberalizzazione.

mercoledì 11 gennaio 2012

LIBERALIZZAZIONI

Alimentari, giornali e tabacchi: questi i prodotti che i distributori di carburante potranno vendere secondo quanto riportato da repubblica.it
Di questo passo probabilmente i giornali saranno concessi, quale parziale risarcimento, anche ai tassisti, ai farmacisti, ai notai, insomma a tutte le categorie che saranno liberalizzate.
E a noi cosa daranno? Ombrelli e banane. No, non per venderli ma per utilizzarli come Altan insegna.

venerdì 6 gennaio 2012

I SUGGERIMENTI DELL'ANTITRUST


Leggo su la Repubblica (pag. 22) di oggi 6 gennaio che l’Antitrust avrebbe suggerito al Governo una serie di interventi per il prossimo pacchetto di liberalizzazioni.
Uno di questi interventi è dedicato alla rete delle edicole.
Secondo il suggerimento dell’Antitrust ai rivenditori andrebbe applicata una “remunerazione differenziata” stabilita in base a parametri che tengano conto delle qualità delle prestazioni offerte e dei risultati conseguiti.
La sinteticità della notizia non consente di capire cosa si intenda per “remunerazione differenziata” ma la memoria mi aiuta: il concetto era già stato espresso da detta Autorità in occasione dell’Indagine Conoscitiva riguardante il settore dell’editoria avviata nel febbraio 2007 e chiusa il 23 settembre 2009.
Ritengo utile riportare fedelmente il punto 216 della seconda parte (la distribuzione dei prodotti editoriali) dell’indagine:

216. Si ritiene, in particolare, che gli obiettivi sottesi al principio di identità delle condizioni
economiche di cessione delle pubblicazioni riconosciute ai rivenditori stabilito dall’art. 5 del
Decreto Legislativo n. 170/2001 non sarebbero vanificati se la remunerazione fosse differenziata
facendo riferimento a parametri oggettivi, che tengano conto della qualità delle prestazioni rese e
dei risultati conseguiti dall’esercizio. Esempi in questo senso sono individuabili in Francia, dove il
corrispettivo riconosciuto al rivenditore varia in funzione del livello di specializzazione di
quest’ultimo e della qualità del servizio offerto, e in Gran Bretagna, dove i distributori locali hanno facoltà di applicare un carriage service charge, la cui entità varia a seconda dei volumi di giornali acquistati dal punto vendita.

Quali sono i parametri francesi è spiegato nella nota seguente:

I punti vendita che accettano di distribuire solamente un’offerta limitata (solo quotidiani o numero di titoli inferiore a 150) percepiscono una percentuale del prezzo di copertina pari al 10%. Altri punti vendita definiti “a basso potenziale”,ovvero che non hanno aderito agli standard qualitativi stabiliti a livello interprofessionale, percepiscono il 13-14% del prezzo di copertina. Percentuali più elevate, pari al 15%, sono garantite ai rivenditori che hanno accettato di adottare un certo standard qualitativo, consistente nella presenza della stampa in vetrina, nel destinare una parte significativa dello spazio espositivo alla stampa, nonché in un’ampia fascia oraria di apertura. Tale percentuale può salire oltre il 16% per i rivenditori specializzati che si sono impegnati ad un obbligo di formazione continuata, ad una modernizzazione periodica, nonché all’informatizzazione e aggiornamento quotidiano delle vendite. Infine, i punti vendita gestiti da un’impresa che detiene la concessione degli spazi interessati, quali ad esempio i punti vendita delle stazioni ferroviarie o degli aeroporti, percepiscono una percentuale del 30%. Cfr. contributo dell’Union nazionale des diffuseurs de presse nell’ambito degli Etats Generaux de la Presse Ecrite, organizzati dal Governo francese nel 2008-2009.

Giustissimo premiare la professionalità ma ho paura che sia l’ennesima fregatura….