domenica 11 dicembre 2011

L'ULTIMO TRENO


Ho dato una veloce lettura su Il Sole 24 Ore al testo della manovra (Dl 201/2011): «Disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il consolidamento dei conti pubblici» varata dal Governo Monti.
L’art. 29, punto 3, prevede che, alla data del 31 dicembre 2014, per consentire risparmi nella spesa pubblica, cesserà il sistema di contribuzione diretta stabilito dalla legge 7/8/1990 n. 250 per i finanziamenti alle imprese editrici.
Cito letteralmente: “Detti risparmi, compatibilmente con le esigenze di pareggio di bilancio, sono destinati alla ristrutturazione delle aziende già destinatarie della contribuzione diretta, all'innovazione tecnologica del settore, a contenere l'aumento del costo delle materie prime, all'informatizzazione della rete distributiva.”
Sembra, quindi, che questo Governo dia una notevole importanza all’informatizzazione delle edicole che, a mio avviso, è una delle leve (non l’unica) che potrebbe risollevare il mondo della carta stampata dal baratro in cui sta precipitando da anni.
Una vera informatizzazione delle edicole (che non sia quindi, come oggi, limitata a uno sterile dialogo solo con il distributore locale) consentirebbe agli editori – che nella catena distributiva svolgono il ruolo principale – di gestire il loro prodotto in maniera più accurata.
Che cosa sanno oggi gli editori del loro prodotto? Niente o poco più di niente: la tiratura, le rese e, per differenza, le vendite. Numeri, certo, ma numeri globali, improduttivi, sia perché i dati di vendita precisi arrivano dai distributori nazionali dopo molto tempo sia perché non permettono di risalire alle vendite effettive delle singole edicole.
E ciò causa forniture inadeguate, in eccesso e in difetto, aumenta il costo delle rese e inibisce le vendite di quelle pubblicazioni che hanno ancora un mercato favorevole. Tutto ciò ha dell’inverosimile se pensiamo che l’informatizzazione viene da tempo proficuamente utilizzata in altri settori anche di minor valore di quello editoriale.
Quando nel mondo editoriale esistevano solamente gli editori “puri”, nelle edicole giravano gli ispettori che, anche se parzialmente e non proprio tempestivamente, recuperavano notizie sull’andamento delle vendite, sugli esauriti, sui clienti. Adesso sono scomparsi, spariti, estinti, e comunque non siamo più ai tempi della piuma d’oca.
Qualcosa gli editori hanno cercato di fare: da qualche anno, la F.I.E.G. con le Organizzazioni Sindacali dei rivenditori di giornali, ha messo a disposizione della rete di vendita un software (Inforiv) che, in teoria, doveva servire se non a eliminare quantomeno ad attenuare i numerosi problemi della distribuzione dei prodotti editoriali. Ho detto in teoria perché, in pratica, Inforiv, permettendo solo il collegamento distributore locale/rivenditore, consente, così com’è oggi strutturato, unicamente (o quasi) di avere una bolla di consegna e resa on line la sera precedente all’effettiva consegna delle pubblicazioni. Un po’ poco.
Il progetto – sicuramente migliorabile – non è mai veramente decollato. Si parla di circa 5 mila edicole informatizzate sulle 30/35 mila esistenti (N.d.R.: Possibile che nessuno sappia il numero esatto delle edicole esistenti in Italia?).
A parer mio, i principali oppositori a una vera informatizzazione delle rivendite sono i distributori locali che verrebbero così bypassati, che sarebbero privati del valore aggiunto costituito dal fatto di essere gli unici “proprietari” dei dati di vendita di ogni singola edicola. Inoltre, l’informatizzazione metterebbe il re a nudo, svelerebbe cioè che quasi nessun distributore locale assicura “la migliore diffusione dei prodotti, anche attraverso autonomi interventi durante il periodo di vendita del prodotto stesso, in modo da massimizzare le vendite e contenere il numero delle copie invendute ed ottimizzare i punti di vendita esauriti” (art. 10 Accordo Nazionale sulla vendita dei giornali quotidiani e periodici).
Non immune da colpe anche la categoria dei rivenditori di giornali. Capisco i costi, gli spazi angusti, il lavoro stressante, le limitate possibilità di usufruire di linee adsl, ma gli edicolanti hanno da sempre avuto una specie di idiosincrasia per tutto ciò che è innovazione tecnologica.
Sono ormai trascorsi più di dieci anni da quando lo SNAG lanciò l’iniziativa RETEDICOL@ che, partendo da un POS abilitato alle ricariche telefoniche, aveva come scopo principale quello di portare un “cavo” in edicola, di fare “rete”, agevolando così l’acquisizione di nuovi servizi (biglietteria, giochi, lotterie, ecc.). Poche le adesioni, un’occasione persa, un terreno vergine (risultato anche fertile) lasciato nelle mani di un’altra categoria, quella dei tabaccai, più aperta alle novità.
Se il Governo manterrà quanto promesso in merito all’informatizzazione della rete distributiva, gli edicolanti dovranno cambiare assolutamente la loro mentalità, cessare di essere individualisti, capire che sono degli imprenditori, rendersi conto che il mondo sta cambiando velocemente.
Sarà l’ultimo treno, chi rimarrà a terra si ritroverà al buio in una soppressa stazioncina di periferia, dove non si fermano più nemmeno i treni merce.

1 commento:

  1. RICORDO RETEDICOLA! Se fosse decollato o se fosse stato almeno capito oggi saremmo una categoria diversa....molto diversa, invece siamo ancora qua a dover convincere i rivenditori che il computer è una cosa bella e che serve per lavorare...incredibile!
    Ciao
    Alessandro R.

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