L’art, 8 del vigente Accordo Nazionale stabilisce la
remunerazione per l’attività di vendita dei giornali ed è sicuramente quello
che andrebbe modificato con la massima urgenza. Sì, quelle percentuali sono da
aggiornare se si vuole che le edicole continuino ad esistere, se si vuole
salvaguardare migliaia di posti di lavoro, se si vuole dare concretezza alle
belle parole che tutti i politici e amministratori hanno usato ultimamente nei
confronti della categoria.
Oltre alle percentuali elencate nel terzo comma del citato
articolo, e forse con maggiore urgenza, andrebbero sostanzialmente aumentati i
vergognosi compensi previsti per i compiegamenti dei numerosi inserti ai
quotidiani.
Ho fatto alcuni conteggi prendendo come campione una edicola
del centro storico di Lucca.
Nel mese di gennaio 2020 (30 giorni lavorativi di cui 2
senza inserti) 55 quotidiani avevano un allegato, 11 ne avevano due, per un
totale di 77 inserti di cui 30 gratuiti e 47 a pagamento. In base alle copie
dei quotidiani forniti l’edicolante ha ricevuto 1.040 inserti consegnandone ai
clienti 564 con una resa di 476.
Evidenzio che il nostro amico ha dovuto verificare
l’esattezza delle copie ricevute, inserire gli allegati in tutte le copie dei
quotidiani esposte per la vendita, togliere gli allegati dalle copie dei
quotidiani invenduti per fare correttamente le rese e, in alcuni casi, tenersi
in edicola le copie rimaste in quanto verranno richiamate in resa la settimana
successiva. Gli addetti ai lavori sanno che queste operazioni, che richiedono
tempo, danno diritto a un compenso di 0,0185 euro per ogni inserto gratuito e
di 0,0037 euro per ogni inserto a pagamento per cui alla fine del mese, il
nostro giornalaio ha accumulato l’astronomica cifra di 5 euro e 58 centesimi
per quelle operazioni che lo hanno impegnato in media – dice lui – per una ventina
di minuti al giorno.
Mi dico che forse esagera e probabilmente sono sufficienti quindici
minuti. Quindi 15 minuti per 28 giorni sono 420 minuti ovvero 7 ore al mese; dividiamo
il percepito mensile di 5 euro e 58 centesimi per 7 ore e otteniamo un compenso
orario di 80 (OTTANTA) centesimi.
Solo la lettura di questa cifra dovrebbe far arrossire di
vergogna il Presidente della F.I.E.G. e tutti gli editori che lucrano sulla
abbondante pubblicità degli inserti. Il nostro amico giornalaio invece è
diventato nero dalla rabbia ed ha deciso che da oggi:
a)
Non effettuerà fisicamente il compiegamento
degli inserti che consegnerà ai clienti solo su esplicita richiesta;
b)
Restituirà nello stesso giorno dell’abbinamento
gli invenduti degli inserti a pagamento anche se non indicati nella bolla di
resa;
c)
Getterà nella spazzatura gli inserti gratuiti.
Il suo compenso mensile non aumenterà ma almeno ridurrà l’impegno
lavorativo.